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La nostra rubrica sulle retrospettive entra oggi nel fantastico mondo della Vespa, lo scooter più famoso al mondo, nato dalla matita dell’Ing. Corradino D’Ascanio nel lontano 1963.

LA STORIA
Nel 1959, l’introduzione del Nuovo Codice della Strada provoca un palese sconvolgimento del mercato delle due ruote nel nostro Paese: la possibilità di condurre un ciclomotore senza l’obbligo di targa né di patente ed a soli quattordici anni, si traduce in un fortissimo incremento della motorizzazione fra i più giovani centauri.
La prima Vespa (definita in gergo “vespina”) 50 cc “N”, ovvero Normale, nasce a Pontedera e viene esposta il 6 Ottobre del 1963 in occasione del Salone del Motociclo di Milano, affiancata dalla sorella maggiore di 90 cc ed è considerata storicamente l’ultimo progetto del valente suo ideatore, l’Ingegner Corradino D’Ascanio che, fino al 1965, lavora ancora per la Piaggio come consulente.
La Vespa 50 cc, se da un lato e nella maggior parte dei casi rappresenta il graditissimo premio donato dai genitori benestanti al loro figlio quattordicenne, magari in occasione della sua promozione scolastica, resta, dall’altro, la soluzione alla mobilità per chi non ha la patente o non può ancora permettersi un veicolo a due ruote targato o addirittura un’automobile.

Il piccolo scooter riscuote da subito un grande successo, tanto da essere vendute 5.960 unità solo nel 1963 al prezzo di 98.500 lire che, nel 1964, arriveranno a 54.385. Nel 1964 la Piaggio inizia comunque a pensare ai modi per migliorare la bella “vespina” e, come primo step, realizza una “sella lunga” che piace notevolmente di più, anche se non è permesso portare un secondo passeggero, essendo tutti i 50 cc omologati per il solo guidatore. Al verdino tenue della primissima versione si affiancano, a partire dalla primavera del 1964, altri due colori: il grigio “ametista” ed il rosso brillante pastello (codice Max Meyer 1.298.5847). Ultima modifica estetica è rappresentata dalla scritta “Vespa 50” sulla parte destra superiore dello scudo, che ora è di color argento.
Nel 1965 il piccolo scooter subisce altre modifiche, tra le quali l’ampiamento dello sportello d’accesso al motore: il carter di protezione assume infatti una forma leggermente più allungata.

L’anno successivo, alla versione “N” si affianca la “L” (Lusso), caratterizzata: dalla vernice metallizzata (azzurro, codice Max Meyer 1.268.7114, impiegato sui primi 30.932 esemplari prodotti), dal profilo in alluminio anticorodal allo scudo, dalla crestina sul parafango anteriore, dal gancio appendi-borse, dalla ghiera del faro in acciaio inox, da nuovi listelli in alluminio e puntalini sulla pedana. Le vendite procedono a gonfie vele e la “vespina” piace sempre di più.

LA TECNICA
La piccola ma robusta scocca della Vespa ha sempre avuto funzioni di telaio portante ed il suo motore presenta gustose novità tecniche: il cilindro inclinato di 45º; il carburatore posto davanti ad esso, che raggiunge il carter mediante un collettore appositamente sagomato; l’alimentazione è a disco rotante, con l’impiego di miscela al 2%; i cerchi e i pneumatici hanno l’insolita misura di 2.75-9: una scelta conforme alla necessità di tenere il più possibile compatto l’insieme del mezzo e ridurre l’altezza, da terra, dell’ampia sella monoposto.
L’accesso al piccolo motore è consentito da uno “sportellino piccolo”, che poi diventerà di più generose dimensioni nelle serie successive.

Le prestazioni della “vespina” sono forzatamente limitate dalle “imposizioni” del Codice della Strada, a 40 km/h di velocità massima. Questo è uno dei motivi per il quale moltissimi giovani mettono ancora oggi le mani sul piccolo motore per cercare di farlo lavorare meglio: limavano la testa, sostituivano il carburatore originale con uno più corposo e lucidavano le luci. In seguito molti preparatori, più o meno affidabili e professionali, progettano numerosi kit di potenziamento, fuorilegge, capaci di trasformare la tenera Vespa 50 in un piccolo e ruggente missile: il problema è farla fermare, non farla correre!

La meccanica della Vespa 50, nel 1964, rimane invariata essendo stata indovinata, già dall’inizio, per la sua proverbiale affidabilità. Il piccolo e tondo tachimetro contachilometri è molto preciso e rimane opzionale. Il blocchetto cromato dei comandi elettrici è sito sulla destra del manubrio e comprende: l’interruttore delle luci, il commutatore posizione/anabbagliante, il clacson ed il piccolo pulsante di massa per lo spegnimento del motore.
La Vespa “model year” 1965 subisce una modifica legata all’innesto delle marce, che da due passa a quattro griffe.
Nel 1966, oltre alle migliorie estetiche sopraindicate, a livello tecnico, si deve ricordare l’ammortizzatore anteriore idraulico a doppio effetto, utile al miglioramento del comfort di guida.

COME SI PRESENTA
L’insieme si presenta compatto e studiato proprio per offrire un peso contenuto ed una facilità di guida anche alle persone con corporatura più minuta.
La Vespa 50 ha una linea decisamente più moderna ed allo stesso tempo più classica, rispetto ai vari altri microscooters coevi. È capace inoltre di regalare al suo fortunato possessore ottime dosi di: praticità d’impiego, facilità di guida ed una economia di gestione manutentiva. È aggraziata, snella, armoniosa e totalmente proporzionata. Guidando la Vespa, dotata di ruote piccole, distribuzione dei pesi “tutto dietro” e motore laterale, bisogna porre attenzione alle frenate d’emergenza: è facilissimo far bloccare la ruota posteriore, con conseguente e facilmente incontrollabile sbandata.
La Vespa 50 cc offre un gradevole e sicuro riparo al pilota, che può permettersi anche di utilizzarla indossando un abbigliamento elegante, senza il timore di schizzi di fango o macchie di grasso.

Ribaltando la sella “Aquila Continentale”, si accede facilmente ad pratico vano porta-oggetti dove sono siti gli attrezzi in dotazione, insieme alla candela di riserva e l’olio per la miscela: esso può asportarsi per poter accedere comodamente al carburatore ed ai suoi cavi.
Un unico appunto degno di nota può farsi sulla funzionalità dei comandi, ovvero sull’eccessiva escursione della leva del cambio, che ha la terza marcia sita troppo in basso: ciò può compromettere la facilità di presa alle mani più piccole.
Un pieghevole pubblicitario della fine degli Anni Sessanta del secolo passato recitava: “Tutti conoscono la Vespa e tutti sanno distinguere la sua linea, la sua sobria ed inconfondibile eleganza; non tutti però sanno immaginare la perfezione dei congegni meccanici e della soluzioni tecniche di avanguardia che sono il segreto del suo grande successo. Soluzioni che hanno un nome: carrozzeria portante, trasmissione diretta, ruote intercambiabili” .

Autore: Pier Paolo Fraddosio