Casale di Ioria: storia di un’azienda di una volta
Casale di Ioria: storia di un’azienda di una volta
Marina Perinelli, Roberto Mazzer e Salvatore Tassa tra vino e sapori: il connubio azienda-territorio raccontato a Classic Drive Art
Nascosta nel cuore del Lazio, tra i colli che hanno visto nascere l’Impero Romano, sorge Casale della Ioria. È un’azienda agricola, che ha saputo portare nel nuovo millennio quel rapporto genuino con la terra che caratterizzava le colture di una volta. A raccontarne la storia, di fronte alle videocamere di Classic Drive Art, è Marina Perinelli, l’erede dell’impero familiare che, dal 1921, si concentra sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni. Da non dimentica, però, che – accanto alla viticoltura – Casale della Ioria si occupa anche della produzione di oli extravergine di oliva, anche questa rigorosamente artigianale. «È un’azienda biologica», sottolinea Marina Perinelli. «Noi curiamo tutto, dall’uva fino al prodotto finale».
«Casale della Ioria è prima di tutto un’azienda agricola molto antica, che ha una storia antica», esordisce Marina. «La si ritrova persino descritta nelle mappe della zona del 1830, come un’unità di produzione dell’epoca». Casale della Ioria sopravvive da allora, ossia da quando le aziende agricole erano una vera e propria realtà autonoma, cuore pulsante di comunità autosufficiente che si procurava il vitto con diversi tipi di colture interne.
Da allora, molte cose sono cambiate. Ma non il legame viscerale con il territorio. Un territorio speciale, quello di Anagni e dintorni. «È uno di quei terreni, territori cosiddetti “vocati”», spiega la Perinelli al pubblico di Classic Drive Art. «Sia il microclima, che la composizione del terreno fanno sì che la vite sia da sempre una delle colture d’elezione». È proprio questa la peculiarità che rende i prodotti di Casale della Ioria così speciali.
Appena sotto le colture della Tenuta della Ioria, l’azienda più grande di cui si compone il Casale, infatti, «ci sono delle rocce che in alcuni punti sono affioranti, oltre ad argille bianche e rosse», che rendono il terreno particolarmente fertile. «L’esposizione al sole di queste colline», inoltre, «è ideale per la vite». «Nell’azienda dove produciamo Torre del Piano», aggiunge Marina Perinelli, «ci troviamo persino nel catino di un antichissimo vulcano: abbiamo un terreno più nerastro, ma essendo ai piedi di una montagna c’è una ventilazione giornaliera che consente di tenere asciutte naturalmente le foglie delle piante di uva». Una perfetta unione, dunque, tra natura e dedizione, tra doni del territori e ingegno umano. L’equilibrio tra questi due poli si è mantenuto intatto duranti i decenni.
Oggi, però, Casale della Ioria è specializzata principalmente nella produzione del Torre del Piano, un Cesanese del Piglio D.O.C.G., Riserva Superiore 2018. Un vino che riassume nel suo nome e nel suo aroma una storia di lunga data: «il nome probabilmente si riferisce alle terre caese, dal latino ‘caedo’, dove si tagliavano i boschi, si piantavano i vigneti», spiega infatti Marina Perinelli. Con una maggioranza del 75% di vini bianchi prodotti in regione, il Cesanese che è l’unico rosso autoctono del Lazio. «È difficile descriverlo a chi non l’ha assaggiato», sottolinea Marina. È un rosso con una forte connotazione autoctona, «caratterizzato da questi frutti rossi e da un profumo di rose rosse vellutate, che invecchiando tira fuori delle note speziate».
Un aroma complesso, dunque, che non si ottiene certo per caso. Ce lo conferma l’enologo Roberto Mazzer, secondo ospite della puntata di Classic Drive Art. «È un vino a cui sono molto affezionato, così come all’azienda, e che ho visto nascere e crescere», esordisce. «Il Cesanese è di per sé una passione, devi essere molto appassionato per poterlo apprezzare, e per poterci lavorare».
La tecnica di produzione del vino di Casale della Ioria, infatti, si è evoluta insieme alla stessa azienda. Marina Perinelli racconta infatti: «fin dai primi anni ’80, abbiamo reimpiantato nuovi vigneti partendo dalle marze di quelli vecchi, riproducendo i cloni che avevamo in azienda un tempo». Selezionato i più interessanti tra i cloni storici dell’azienda, Mazzer e Casale della Ioria hanno individuato terreno, sistema di produzione e tecnica migliori: gli addendi che hanno prodotto il Torre del Piano.
«Il Cesanese è un’uva abbastanza particolare: la maturazione della parte zuccherina e la parte polifenolica, ossia quella che dà il colore e la struttura del vino, non sempre viaggiano insieme», continua Mazzer. Per questo, «Il Torre del Piano è un prodotto che viene fatto solo nelle annate che riteniamo più adatte. Il 2018 è stata un’annata molto particolare: c’è stata una primavera molto piovosa e quell’anno non abbiamo superato i 20/25 quintali per ettaro… Però l’annata non è stata particolarmente calda, cioè ha aiutato a mantenere il prodotto più fresco, più fruttato e decisamente più elegante».
Storia e territorio, dunque, sposati nell’aroma di un vino con un passato importante. «La ricerca è stata quella di trovare un prodotto dove spingere sull’eleganza, sull’equilibrio, sulla piacevolezza: è il 2018 questo ha. Un equilibrio tra la parte tannica e la parte alcolica. L’alcol non manca, ma è equilibrato dalla freschezza e dal frutto del vino».
E se vi steste chiedendo con cosa abbinare il Torre del Piano Cesanese del Piglio, Riserva 2018, ci pensa Salvatore Tassa, chef del ristorante Colline Ciociare e amante della cucina dai sapori essenziali.
«A questo vino Cesanese dell’azienda Perinelli abbino un manzo maturato nella terra, con una salsa di crioestrazione di mais e fondo bruno», ha spiegato lo chef.
L’idea nasce proprio dal territorio, ecco perché l’abbinamento con Cesanese di Perinelli è fondamentale, perché la carne viene preventivamente messa a maturare con la torba che abbiamo qui nei nostri boschi. In questo processo di maturazione c’è anche un lieve inizio di fermentazione che è quello poi che connota proprio i sapori del nostro territorio. Infatti questa carne, alla fine della maturazione, sa proprio di quello che è il territorio nostro, della Ciociaria. Sembra che quel vino abbia imbevuto quella terra e quella terra si sia nutrita di quel vino. Ecco perché l’abbinamento risulta eccellente.
Scopri di più sui prodotti di Casale della Ioria nell’intervista a Marina Perinelli nella seconda puntata di Classic Drive Art!
Valentina Baraldi