Roberto Bellucci: «Sono un artista perché vivo»
Roberto Bellucci: «Sono un artista perché vivo»
Il pittore contemporaneo si racconta a Classic Drive Art
«Sono un artista contemporaneo perché vivo». Esordisce così Roberto Bellucci, durante la sua intervista a Classic Drive Art. La sua è una dichiarazione che denuncia in partenza un’immersione totale nel suo lavoro, quello di pittore. Classe 1959, Bellucci è un romano che non ha avuto modo di crescere all’ombra del Colosseo. Quando la sua famiglia si trasferì in Africa, infatti, aveva appena 5 anni. Ha vissuto a Mogadiscio (Somalia), gli anni nei quali la creatività conosce il suo sviluppo più importante, ricevendone in cambio una sensibilità particolare. Il sole e gli odori dell’Africa gli sono rimasti sottopelle, per poi riaffiorare – a distanza di anni – nei suoi dipinti. A loro si sono poi mescolati i sapori di Napoli, città nella quale ha intrapreso gli studi artistici, specializzandosi nell’olio su tela. La pittura, per Roberto Bellucci, è più di un mezzo d’espressione. È una compagna di vita. «Dipingo dal 1978, quando ho iniziato a fare un mio percorso di ricerca, per trovare il mio metodo espressivo» racconta. «È il mio modo di narrare ciò che non è visibile, quindi le sensazioni, le emozioni». Ma come si dipinge qualcosa che non si può vedere? Roberto Bellucci usa una tecnica tutta sua. «Io la definisco frammentazione cromatica. È come se noi avessimo una palla bianca che racchiude tutti i colori e nel momento in cui si rompe esplodono tutti insieme, e ci lasciano queste descrizioni sensoriali. Anziché sovrapporre i colori, stendo il colore e poi lo lavoro sottraendolo, creando una serie di tasselli e di immagini particolarmente luminose». Non a caso, la luce è un elemento importantissimo nei quadri di Roberto Bellucci. È la luminosità della Somalia, che ancora traspare nelle sue tele, dando la sensazione di poterle quasi toccare. «Questo sole così abbagliante l’ho poi ritrovato nel rientro in Italia, a Napoli, dove effettivamente c’è stata una sorta di continuità di questo abbagliamento». Dall’Africa all’Italia, dunque, l’arte di Roberto Bellucci si fa universale. «Vivo tra la gente, vivo tra le persone: quindi vivo anche i sentimenti, le emozioni di quello che ci circonda. Per questo, se nelle mie espressioni artistiche riesco a comunicare agli altri, significa che sono un uomo».
Guarda l’intervista a Roberto Bellucci nella seconda puntata di Classic Drive Art!
Valentina Baraldi